top of page

Introduzione all'esposizione - Casa Pessina - Ligornetto (CH)
7 maggio - 11 giugno 2023

Francesca Bernasconi

 

Con l’esposizione di Stefano Spinelli il Museo d’arte Mendrisio inaugura l’ottava stagione di mostre fotografiche negli spazi di Casa Pessina qui a Ligornetto. Il progetto di Spinelli, intitolato Se nel folto del bosco una voce cercando mi ritrovo, presenta un’accurata selezione di immagini realizzate nell’ambito di un lavoro molto più ampio, iniziato durante il primo lockdown dovuto alla pandemia di coronavirus, quando per Spinelli, così come per molti, il bosco diventa uno spazio di fuga, un luogo selvatico dove ritrovare energia e lucidità di pensiero.

Le foreste e i boschi sono sicuramente fra i soggetti maggiormente esplorati nella storia dell’arte, ma non per questo meno rilevanti, come dimostrano gli importanti progetti espositivi che vengono loro regolarmente dedicati. Basti pensare (rimanendo unicamente in territorio elvetico) che uno dei primi progetti della Fondazione Beyeler si intitolava Magie der Bäume (1998) e aveva visto Christo e Jeanne-Claude impacchettare le chiome delle piante del parco circostante il museo, o ancora il Zentrum Paul Klee nel 2015 ha presentato About Trees, un progetto che tramite il lavoro di artisti contemporanei si proponeva di dare voce alle piante, e lo scorso anno il Landesmusem di Zurigo ha proposto la mostra Im Wald, progetto espositivo di ampio respiro che documentava, nel bene e nel male, il legame indissolubile tra uomo e foresta.

Il tema del bosco può quindi forse apparire scontato ma è in realtà inevitabile per qualsiasi artista che desideri esplorare il rapporto fra uomo e natura: il bosco per l’uomo è una risorsa non solo materiale ma anche spirituale, la fisionomia degli alberi dalle radici, al tronco, ai rami, alle chiome rispecchia in parte quella umana e noi come le piante siamo partecipi di un medesimo ciclo vitale.

Inoltre, per molti artisti, e ne scrisse in maniera approfondita Paul Klee, la crescita di un albero è paragonabile allo sviluppo del processo creativo. E allora in quale modo Spinelli affronta questo soggetto che tutti conosciamo ma che è in realtà molto complesso?

Nelle sue immagini colpisce dapprima l’aspetto formale, la capacità di restituire uno spazio scandito ritmicamente dai tronchi e dai rami degli alberi, dall’alternarsi di piante e arbusti di specie diverse. Ma la ricerca di Spinelli non è rivolta unicamente alla sublimazione delle linee, delle forme astratte insite in un ambiente figurativo: con le sue fotografie ( e questo risulta particolarmente evidente nelle impressionanti stampe di grande formato) Spinelli pone lo spettatore al centro del bosco e ne amplifica la visione: come suggerisce il loro contorno irregolare, queste immagini risultano infatti dell’unione di più scatti, e quindi in realtà, i nostri occhi non potrebbero mai contemplare questi scorci con un unico sguardo, le sue fotografie permettono quindi una visione simultanea di più punti di vita. Attraverso questo espediente Spinelli ci porta a osservare il bosco in quanto ecosistema, una società interconnessa che silenziosamente si muove lungo il ciclo della vita.

L’indagine del vissuto di una collettività è da tempo al centro della ricerca fotografica di Spinelli, come evidenziano i progetti Lo sguardo abissale (2003-2004) e Di sguardi sospesi (2022-2023), dedicati rispettivamente alle esperienze dei superstiti della Shoah e dei migranti. Analogamente, con il progetto presentato a Casa Pessina, Spinelli non vuole semplicemente porre lo spettatore in uno stato di contemplazione di fronte alle infinite variazioni delle forme vegetali, bensì lo invita a interrogarsi sul proprio rapporto con il bosco in quanto entità complessa e, in quanto tale, affine alla società umana.

Come sottolinea in maniera poetica ed efficace Claudio Damiani nel testo che accompagna il catalogo della mostra osservando le fotografie di Spinelli «Siamo nel bosco e abbiamo la sua immagine all’altezza dei nostri occhi, siamo in piedi come sono gli alberi, verticali sul terreno. Ascoltiamo il silenzio pieno di voci, le tante presenze di uccelli e animali, la vita che lo abita e le voci delle piante anche, la loro immobilità che si muove, respira». Attraverso le immagini esposte Spinelli ci invita quindi a «Essere non al centro né tanto meno all’apice, ma dentro la natura, esseri umani dentro una natura immensa, ampia, intelligente. Intelligenze dentro altre intelligenze che imparano a vicenda».

oltre l'immagine, la realtà

bottom of page